A 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci molti aspetti di questa geniale figura non sono stati ancora approfonditi.  Il primo riguarda proprio la sua morte e ve lo dico io: semplicemente non è morto perché se ne parla quotidianamente e tutto quanto lo riguardi è di straordinaria attualità. Talento visionario in grado di immaginare le tecnologie del futuro, Leonardo  è oggi considerato una delle menti più grandi di tutti i tempi, non per aver immaginato la tuta subacquea o il carro armato, ma per la incredibile capacità di spaziare in tutti i campi del sapere con quell’approccio nuovo che fanno di lui l’Uomo del Rinascimento per eccellenza.

Non sono infatti a mio avviso opere come “la Gioconda” o “il Cenacolo” che ne qualificano il genio, queste sono icone pop che ormai vivono di vita propria e stanno a Leonardo come il gol di mano all’Inghilterra sta a Maradona. Quello che fanno di Leonardo una figura che resterà per i secoli a venire, è il suo essere orgogliosamente “Omo sanza lettere”, ovvero privo della conoscenza del latino (considerato all’epoca irrinunciabile per gli accademici), ma impareggiabile nella ostinata ricerca del sapere attraverso l’esperienza.

«Io credo che invece che definire che cosa sia l’anima, che è una cosa che non si può vedere, molto meglio è studiare quelle cose che si possono conoscere con l’esperienza, poiché solo l’esperienza non falla. E laddove non si può applicare una delle scienze matematiche, non si può avere la certezza.»

(Codice Atlantico a 119 v)

Non consideratemi blasfemo se vi dico che Leonardo da Vinci è il nostro Gesù al contrario in salsa toscana.  Dico al contrario perché all’inizio della sua storia, anziché esserci una vergine che rimane incinta e per le quale si cerca un compagno del calibro morale di San Giuseppe, c’è un notaio con un figlio illegittimo in arrivo da una contadina di Anchiano (frazione di Vinci). Per questa ragazza compromessa viene cercato un marito che non si faccia troppi problemi ad accettare la situazione, ed ecco arrivare come patrigno per Leonardo un tizio soprannominato “l’Attaccabriga”. Il padre naturale tuttavia non si disinteresserà del giovane Leonardo, e se non darà lui il potere di trasformare l’acqua in vino, grazie alle sue conoscenze riuscirà a farlo entrare  come apprendista nella bottega del Verrocchio, non proprio l’ultimo arrivato.

Di fatto Andrea del Verrocchio tiene a battesimo il Leonardo da Vinci pittore, e per questo sta a Leonardo come Giovanni Battista sta a Gesù. Ironia della sorte, l’opera più nota del Verrocchio è proprio il Battesimo del Cristo, nella quale il giovane allievo Leonardo, secondo il Vasari, avrebbe realizzato uno degli angeli. Sempre secondo il Vasari, già in questa prima prestazione, la superiorità di Leonardo sarebbe stata così palese che Verrocchio avrebbe addirittura meditato di smettere. Da qui in poi la vita di Leonardo è costellata dall’incontro con altri nomi entrati nella storia che non sono dodici e non possono essere considerati apostoli perché sono veri e propri maestri: da Botticelli al Ghirlandaio, dal Perugino a Michelangelo. Infine, lasciatemelo dire, l’immagine dell’uomo Vitruviano, forse il logo giusto da mettere sotto il brand Rinascimento, è il mio crocefisso di riferimento. Un crocefisso che parla però di scienza e di sguardi rivolti al futuro.

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