Delle sette arti Grosseto rappresenta in Toscana la danza. Questo non per la nascita di personaggi illustri legati a questa disciplina, ma perché questa antichissima forma di espressione è documentata in numerosi affreschi nelle tombe etrusche di tutta la Toscana meridionale e dell’Alto Lazio, e si sa aver avuto una parte fondamentale nei rituali del popolo Rasna.

Nella Toscana che vi vogliamo raccontare, Grosseto rappresenta infatti il periodo etrusco. Non fu da loro fondata, ma nella sua area sorsero due importantissimi centri di questo antico popolo:  Vetulonia e Roselle. Proprio dalla decadenza e dallo spopolamento di quest’ultima, ha di fatto inizio lo sviluppo di Grosseto, notizie della quale si cominciamo ad avere dai primi anni del nono secolo. Il comune humus etrusco fa sì che la provincia di Grosseto e l’Alto Lazio abbiano una  continuità non solo territoriale ma anche culturale che le accomuna in alcuni aspetti, come la presenza della figura del buttero, o l’aver vissuto in epoca risorgimentale il fenomeno del banditismo.

Questo per dire che non si può comprendere la città di Grosseto se la si prende in esame separatamente dal proprio territorio.  La specificità della Maremma  (che Dante cita nella Divina Commedia come la terra che sta tra Cecina e Tarquinia),  è tale da aver elevato questa terra a oggetto di imprecazione e a soggetto di canzoni come “Maremma Amara”. Per secoli nell’orbita della più potente Repubblica di Siena, Grosseto e le terre circostanti, già sotto il peso di un territorio soggetto alla malaria, subiscono politiche vessatorie che ne inducono lo spopolamento.  Senza l’opera costante dell’uomo, la tendenza all’impaludamento si aggrava e, già nel quattordicesimo secolo, la Maremma acquista quella fama di luogo terribile che la accompagnerà per secoli fino al settecento, dove gli storici riportano addirittura frequenti invasioni di cavallette.

Si dovrà attendere il Granduca di Toscana Ferdinando III perché inizi una seria opera di bonifica delle terre intorno a Grosseto e della Maremma tutta. Per controllare personalmente i lavori,  il Granduca (che si impegnò allo stesso modo per la bonifica della Valdichiana) fece frequenti sopralluoghi che pagò a caro prezzo. Si ammalò difatti per questo di malaria e morì, lasciando però il trono ad un degnissimo erede: Leopoldo II, soprannominato dai grossetani di allora “Canapone”. Leopoldo continuò con efficacia l’opera di bonifica del padre, tanto da essere ricordato dai grossetani con un monumento in Piazza Dante (o piazza delle catene). Da allora fino agli anni 50 del novecento le opere di bonifica sono state costanti nel tempo.

Oggi Grosseto è una tranquilla cittadina che ha in comune con Lucca una straordinaria caratteristica: è una delle sole 4 città italiane con una cinta muraria rinascimentale ancora completamente intatta.

E se già vi trovate a Grosseto e queste cose le avete già scoperte da soli, non perdete l’occasione di preparare una escursione nelle vicinanze leggendo anche “3 cose da vedere vicino a Grosseto”.

Foto di Alan A. da PIXABAY