Di certo sarete già stati a Siena, ma non posso chiedervi di rinunciare a Piazza del Campo. All’apice di una visita al centro storico di Siena non potrete non farvi domande sulla singolare natura concava di questa piazza e sulla evidente simbologia alla quale richiama la bellissima Torre del Mangia. Sgomiterete con turisti di etnia incerta per fotografare la Fonte Gaia e infine, cercherete il posto più famoso per il selfie giusto. Di certo ve lo sarete domandati.  Dove hanno fatto i vostri amici quel fortunato scatto dove la faccia contrasta col cielo e viene incorniciata come in un francobollo?  Sarei tentato di non dirvelo ma sarebbe troppa cattiveria. Entrate nel Palazzo Pubblico (altrimenti detto Palazzo Comunale) e nel centro del cortile alzate gli occhi al cielo: ci siete!

Una serie infinita di weekend si meritano questa città e il suo contado, il cosiddetto “senese”, del quale tanto e più ancora parleremo da non saper da che parte rifarsi. Cominciamo con tre pillole che sono veramente  tre gocce nel mare.

 

MONTERIGGIONI

Uno dei borghi più belli d’Italia, un porta aperta sul nostro passato: questo è Monteriggioni.  Fu proprio la Repubblica di Siena a volere questo avamposto a nord per controllare le valli dell’Elsa e dello Staggia, sempre in bilico tra questa potenza e  la sua rivale storica: Firenze.  Conosciuta principalmente per le sue possenti mura, Monteriggioni è citata proprio per queste nell’Inferno della Divina Commedia

“  però che, come su la cerchia tonda / Monteriggion di torri si corona, / così la proda che ‘l pozzo circonda / torreggiavan di mezza persona / li orribil giganti […]” (Inf., XXXI, vv. 40-44)”

Una rigenerante camminata sulle mura di Monteriggioni non dovrebbe prendervi più di mezz’ora.  Il biglietto intero di soli 4 euro è più che meritato ma sempre occhio agli orari che variano durante l’anno.

 

 

CASTELLO DI BROLIO

Una costruzione imponente e maestosa che domina le colline del Chianti: questo è il Castello di Brolio. La sua fama si perde nella notte medievale, dal momento che se ne ha traccia già dal decimo secolo. Questo è il posto dove vorrei trovarmi almeno una volta al giorno, un susseguirsi di addendi come architettura, arte, storia e paesaggio la cui somma è appunto questo luogo incantato.

Siamo nel comune di Gaiole in Chianti, e nessun altro castello può testimoniare meglio di questo dell’eterna lotta tra Siena e Firenze. Con l’acquisizione da parte della famiglia Ricasoli, il castello di Brolio divenne l’ultimo avamposto fiorentino sul confine con Siena, e per questo fu attaccato a più riprese dai senesi, diventando per duecento anni protagonista di sanguinosi assedi dal tredicesimo al quindicesimo secolo.

Non a caso scelto dal regista Bernardo Bertolucci per il film “io ballo da sola”, il Castello di Brolio è oggi un luogo esclusivo per la sua visita integrale è necessaria la prenotazione. Più facile invece accedere ai giardini del castello e al cassero.  Da metà marzo a ottobre, dalle 10 alle 18, è possibile fare una visita di un’ora ai giardini del castello con un biglietto di 5 euro.  Con un supplemento di 3 euro su questo prezzo inoltre, è possibile visitare anche la Collezione Ricasoli all’interno del Cassero.

 

ABBAZIA DI  SAN GALGANO

Qui un cavaliere infisse la sua spada nel terreno per non toccarla mai più e divenire un Santo. Stiamo parlando dell’Abbazia di San Galgano, a una trentina di chilometri da Siena, un luogo unico al mondo dove è possibile vedere l’autentica spada nella roccia. Capirete a prima vista di trovarvi in un posto speciale, una abbazia cistercense completamente in rovina, alla quale manca il tetto ma non il fascino magnetico.

L’Abbazia fu eretta proprio nel luogo della morte di San Galgano, e consacrata al suo culto che divenne molto popolare nel medioevo soprattutto tra i cavalieri. La figura di questo Santo è avvolta nel mistero e di lui si sa per certo solo che abbandonò una vita agiata e dissoluta per vivere da eremita a seguito di una visione.  La sua conversione, avvenuta nel giorno di Natale del 1180, ha come episodio culminante proprio la rinuncia alla spada, che viene conficcata nel terreno in modo che l’elsa rimanendo fuori richiami alla simbologia della Croce.

Molti ricercatori ritengono che proprio da questo episodio abbia origine la leggenda della spada nella roccia. Nel cicli letterari Arturiani e della Tavola Rotonda il primo riferimento ad una spada conficcata nel terreno  appare infatti nel poema “Merlino” del francese Robert de Boron,  che visse tra la fine del dodicesimo secolo e l’inizio del tredicesimo, proprio nei decenni successivi alla morte di San Galgano. Non è quindi difficile trovare un’origine toscana a questa storia  narrata da secoli  in tutta Europa.

Nell’Immagine in evidenza il Castello di Brolio (Foto di Marcello Galzignato)